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1/2/20

La Sapienza, una compagna nella vita

Nulla è più dolce della Sapienza. È dolce in sé, senza amarezze; dolce per quelli che l’amano, non lascia disgusto; dolce nel suo modo d’agire, non fa mai violenza. Spesso direte che non è presente nei fatti e negli sconvolgimenti che accadono, tanto è dolce e discreta. Ma poiché è una forza invincibile, fa giungere insensibilmente e fortemente ogni cosa al suo fine per vie sconosciute agli uomini. Bisogna che il sapiente, a suo esempio, sia suaviter fortis, fortiter suavis, «soavemente forte e fortemente soave».

Chiunque vuole acquistare il grande tesoro della Sapienza deve, sull’esempio di Salomone, cercarla: 1) prestissimo e, se possibile, fin dall’infanzia; 2) spiritualmente e con purezza, come il casto sposo la sua sposa; 3) costantemente, sino alla fine, finché non l’abbia avuta. È certo che la Sapienza eterna ha tanto amore per le anime, che giunge a sposarle ed a contrarre con esse un matrimonio spirituale ma vero, che il mondo non conosce ma che la storia documenta.

La Sapienza è Dio stesso: ecco la gloria della sua origine. Il Padre prende in lei tutte le compiacenze, come egli stesso ha testimoniato. Ecco quanto è amata.

Solo la Sapienza illumina ogni uomo che viene nel mondo. Lei sola, infatti, venne dal cielo per insegnarci i segreti di Dio; e noi non abbiamo un vero maestro oltre la Sapienza incarnata, Gesù Cristo; lei sola dirige al proprio fine tutte le opere di Dio, soprattutto i santi, facendo loro conoscere quanto devono fare, e facendo ad essi gustare e compiere ciò che ha fatto loro conoscere.

Salomone afferma che, siccome si deve amare soltanto la Sapienza, da lei sola bisogna aspettare ogni cosa, i beni materiali, la conoscenza dei segreti della natura, i beni dell’anima, le virtù teologali e cardinali.

Chiunque vuol avere una scienza delle cose della grazia e della natura che non sia ordinaria, arida e superficiale, ma straordinaria, santa e profonda, deve fare ogni sforzo per acquistare la Sapienza senza la quale un uomo, per quanto saggio sia presso gli uomini, è stimato un nulla al cospetto di Dio: «Anche se avranno lunga vita, non saran contati per niente».

Chi sarà povero se sta con la Sapienza, tanto ricca e generosa? Chi può essere triste con la Sapienza così dolce, bella e tenera? Eppure, fra quanti cercano la Sapienza, chi dice sinceramente insieme con Salomone: «Ho dunque deciso»? I più non hanno preso questa leale risoluzione: hanno soltanto velleità o, tutt’al più, propositi instabili e vaghi. Per questo non troveranno mai la Sapienza.

L’autore sacro, dopo aver compendiato in poche parole tutto ciò che prima aveva spiegato, giunge alla conclusione: «Andavo cercandola per ogni dove…». Per acquistare la Sapienza bisogna cercarla ardentemente, e cioè: bisogna essere pronti a tutto lasciare, a tutto sopportare e a tutto intraprendere per possederla. Pochi la trovano, perché pochi la cercano in modo degno di lei.

AES VIII, 53-61