San Luigi Maria Grignon de Montfort

Divenne sacerdote nel 1700 e l’anno successivo andò a Poitiers, dove iniziò a operare come cappellano dell’ospedale, che fungeva pure da ospizio per anziani e senzatetto.
In quella fase conobbe Maria Luisa Trichet, la beata che divenne la prima delle Figlie della Sapienza, il ramo femminile monfortano a cui si affiancò poi quello maschile della Compagnia di Maria. Nel 1703 vide la luce a Parigi – dove abitò per qualche mese data l’ostilità incontrata a Poitiers – la sua prima opera teologica, L’Amore dell’Eterna Sapienza, dove il Montfort espone la centralità della croce nella vita del cristiano e spiega che Gesù lo si ama poco perché lo si conosce poco: “Conoscere Gesù Cristo, la Sapienza incarnata, è sapere abbastanza. Sapere tutto e non conoscere Lui, è non saper nulla”. Lo scritto è un caposaldo della sua dottrina, perché vi indica già la vera devozione a Maria come “il più meraviglioso dei segreti” e come la via più semplice e diretta “per acquistare la Divina Sapienza”, che consiste appunto nell’appartenenza totale a Cristo, approdo necessario per sviluppare tutte le potenze dell’anima.
Ritornato a Poitiers, ma non trovandovi pace, andò in pellegrinaggio per consiglio da papa Clemente XI, che lo nominò missionario apostolico e gli disse: “Nelle sue diverse missioni, insegni con forza la dottrina al popolo e ai ragazzi e faccia rinnovare solennemente le promesse battesimali”. Le sue terre di missione furono soprattutto la natìa Bretagna e la Vandea, dove il santo si profuse nell’insegnamento del catechismo e in grandi manifestazioni pubbliche di culto, che culminavano spesso nell’innalzamento di una croce, senza dimenticare le riproduzioni del Calvario da lui promosse, come quella monumentale di Pontchateau, terminata dopo 15 mesi di lavoro di centinaia di persone provenienti da ogni parte della Francia e dall’estero.
L’apostolato del Montfort si rivelò fondamentale in un’epoca in cui il cattolicesimo si trovava attaccato in Francia da giansenisti e protestanti vari, deisti e razionalisti, che egli affrontò con carità e vigore, trasmettendo al popolo le verità di fede, anche attraverso canti popolari da lui composti per accendere ancora di più i cuori dell’amore di Dio: la sua mariologia, chiaramente cristocentrica, è stata decisiva: “È dunque sicuro – scrive nel Trattato della vera devozione a Maria – che la conoscenza di Gesù Cristo e la venuta del suo regno nel mondo non saranno che la conseguenza necessaria della conoscenza della santa Vergine e della venuta del regno di Maria, che lo ha messo al mondo la prima volta e che lo farà risplendere la seconda”.
Le sue ultime missioni furono nel 1716 in Vandea: un mese prima della morte organizzò un pellegrinaggio al Santuario della Santa Vergine a Saumur per implorare sacerdoti che predicassero le missioni, le cui caratteristiche sono ben descritte nella sua Preghiera infuocata.
Nel mese di aprile iniziò la missione a Saint-Laurent-sur-Sevre e, dopo l’ultima predicazione sulla dolcezza di Cristo – ormai indebolito nel fisico a causa di una polmonite – steso su un povero letto morì il 28 aprile.