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30/1/20

Il piano divino della salvezza

Davanti alla rovina del povero Adamo e dei suoi figli, la Sapienza eterna è vivamente commossa. Con immenso dispiacere vede frantumato il suo vaso prezioso, lacerato il suo ritratto, distrutto il suo capolavoro, detronizzato il suo vicario in terra. Con tenerezza tende l’orecchio alla sua voce lamentosa ed alle sue grida. Con passione ne scorge il sudore sulla fronte, le lacrime negli occhi, gli spasimi nelle braccia, il dolore nel cuore e l’afflizione nell’anima.


Mi par di vedere l’amabile Sapienza quasi chiamare e convocare una seconda volta la Trinità santa per rinnovare l’uomo, come aveva già fatto per crearlo. Ed immagino che durante quel grande Consiglio si svolga una specie di lotta fra l’eterna Sapienza e la Giustizia di Dio.


Mi sembra di udire la Sapienza nella discussione della causa dell’uomo. L’uomo e la sua discendenza – ella – dice – meritano davvero per la colpa commessa la condanna eterna insieme con gli angeli ribelli. Bisogna però aver pietà di lui perché ha peccato più per debolezza e ignoranza che per malizia. Sarebbe un vero peccato – ella sostiene – che un capolavoro così perfetto rimanga schiavo per sempre del suo nemico e che milioni e milioni di uomini si perdano eternamente per colpa di uno solo. Fa poi vedere i posti lasciati vuoti nel cielo dagli angeli apostati e l’opportunità di colmarli e infine la grande gloria per Dio nel tempo e nell’eternità se l’uomo sarà salvato.


Mi par di udire la Giustizia rispondere: la sentenza di morte e di eterna condanna è decretata contro l’uomo e contro la sua discendenza, e deve essere eseguita subito e senza misericordia, come lo fu quella contro Lucifero ed i suoi seguaci. L’uomo – ella aggiunge – è un ingrato dopo tutti i benefici ricevuti; avendo seguito il demonio nella disubbidienza e nell’orgoglio, lo deve seguire anche nel castigo, perché è proprio necessario punire il peccato.


La Sapienza non vede nessuno nell’universo in grado di espiare la colpa dell’uomo, di soddisfare la giustizia e di placare l’ira di Dio. E vuole, tuttavia, salvare il misero uomo ch’ella è portata ad amare e trova un rimedio meraviglioso. È sbalorditivo: l’amore incomprensibile giunge fino agli estremi! L’amorosa e augusta sovrana offre se stessa in sacrificio al Padre per risarcire la sua giustizia, calmare la sua collera, strappare l’uomo dalla schiavitù del demonio e dalle fiamme dell’inferno e meritargli un’eternità felice.


La sua offerta è accettata. Si prende e si decreta una decisione: l’eterna Sapienza, cioè il Figlio di Dio, si farà uomo a tempo opportuno e con modalità stabilite. Durante i quattro millenni che passarono dalla creazione e dal peccato di Adamo fino all’incarnazione della divina Sapienza, Adamo e i suoi discendenti morirono come voleva la norma fissata da Dio. Ma, in vista dell’incarnazione del Figlio di Dio, ricevettero la grazia di ubbidire ai comandamenti e di farne degna penitenza quando li trasgredirono. E se morirono nella grazia e amicizia di Dio, le anime loro discesero al limbo nell’attesa del Salvatore e Liberatore che aprisse loro la porta del cielo.

AES IV, 41-46